Fin dalla presentazione del progetto di una nuova Via della Seta (One belt One Road, 一带一路) - fortemente voluto dal Presidente cinese Xi Jinping per ragioni non solo commerciali, ma geopolitiche - ho scelto di seguirne gli sviluppi. All'inizio la questione è rimasta, anche mediaticamente, incomprensibilmente in sordina. Mi ha stupito il disinteresse manifestato dalla politica in proposito, manifestatosi nella scarsa partecipazione di rappresentanti istituzionali all'incontro presso l'ambsciata cinese dell'ottobre scorso.
I cinesi però, stanno effettivamente procedendo nei loro piani, ed è nostro interesse essere pronti a cogliere le opportunità che potrebbero scaturirne, prima che altri paesi ci sottraggano qualsivoglia ruolo.
Da quindici anni la Repubblica Popolare Cinese, attraverso il colosso del trasporto marittimo Cosco, si è insediata presso il porto ateniese del Pireo, arrivando a controllarne due terzi. Ingenti capitali cinesi sono affluiti verso il porto, stimolandone la crescita e il potenziamento. Allo stesso tempo, significativi prestiti sono stati concessi agli armatori greci. La Grecia parrebbe quindi rappresentare una delle porte d'acceso della Cina all'Europa. Il nostro continente, nella visione cinese, non è solo uno sbocco del proprio mercato manufatturiero, ma il fornitore privilegiato di tecnologia avanzata, sia ad uso civile che militare.
Per l'Italia si presentano delle opportunità, pronte a sfumare se la politica non saprà agire con determinazione. Dal Pireo le merci hanno due percorsi privilegiati per raggiungere le zone più popolose e industrializzate d'Europa, la cosidetta Blue Banana, che comprende molto approssimativamente il nordovest italiano, la Germania occidentale, il Benelux e il Sud dell'Inghilterra.
Il primo percorso, quello di nostro maggiore interesse, è che le merci che arrivano con meganavi al Pireo vengano trasbordate ssu navi a minor raggio, e da lì raggiungano dei porti italiani, ancora da individuare. Attraverso i porti italiani, le merci verrebbero poi immesse sulla rete ferroviaria core europea, e da lì raggiungerebbero il Nord Europa attraverso i valichi alpini. Non credo di dover spiegare gli enormi benefici, non solo fiscali per lo Stato ma economici per tutto il comparto trasportistico, che conseguirebbero al passaggio attraverso il nostro paese dell'ingente traffico con la Cina, oggi incentrato sui porti del Nord Europa.
Questa prospettiva, però, potrebbe non realizzarvi. Oltre alla concorrenza di altri porti medierranei, rispetto ai quali godiamo però - mediamente - di un vantaggio dato dalla nostra eccelsa posizione geografica, vi è infatti un progetto alternativo, mirante alla costruzione di una linea ferroviaria che colleghi il Pireo al core network UE attraverso i balcani, bypassando l'Italia. Gli ostacoli a tale progetto sono numerosi: il territorio balcanico è aspro e montuoso e l'area è connotata da una secolare instabilità, regolarmente sfociata in sangunosi conflitti. Malgrado le difficoltà, la possibilità di un passaggio attraverso i balcani non va sottovalutata, anche alla luce delle ingenti disponibilità di capitale, di manodopera, e della dimostrata capacità ingegneristica della Cina. Sta anche a noi, Parlamento, Governo, Istituzioni, dialogare costruttivamente con la Cina al fine di accreditarci come partner privilegiato e affidabile, offrendogli una proposta che renda sempre meno interessante l'idea del tragitto transbalcanico.
Da parte mia, sto lavorando sulla questione. Vi terrò ancora aggiornati. A presto.
Ivan Catalano
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