Si preannunciano rilevanti novità nel panorama dell'integrazione economica eurasiatica. Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha impegnato il suo paese in una ambiziosa strategia per ricostituire una moderna via della seta tra Europa e Asia, attraverso accordi commerciali e massicci investimenti infrastrutturali. E' dell'8 novembre la notizia dell'istituzione di un apposito fondo, con una dotazione di 40 miliardi di Dollari, finalizzato alla costruzione di ferrovie, strade, porti e aeroporti in Asia centrale e sudorientale.
Attualmente, il commercio tra i due continenti vede primeggiare il trasporto via nave, attraverso gli stretti del sud est asiatico, il Mar Rosso e il canale di Suez. D'altra parte, la Cina osserva con preoccupazione le crescenti minacce a tale collegamento. Le crescenti controversie con i propri vicini, in primis Vietnam, Giappone e Filippine, le prove di forza nel Mar della Cina Meridionale, i rischi insiti nel containment americano, la piaga della pirateria al largo delle coste somale hanno probabilmente contribuito al rilancio di una parallela opzione terrestre.
Secondo la visione cinese, esplicitata nel corso dell'incontro tenutosi il 30/10/2014 presso l'ambasciata della R.P.C. a Roma, il collegamento ferroviario connetterebbe tre grandi aree complementari. La Cina rappresenta l'area manufatturiera, l'Asia Centrale la sorgente di risorse minerali ed energetiche e l'Europa il centro di sviluppo e produzione di alta tecnologia. A regime, secondo i dati forniti durante l'incontro, la ferrovia permetterà di risparmiare il 25% dei costi di trasporto delle merci rispetto alla nave e di ridurre di un mese il tempo di viaggio. Bisognerà vedere se tali ottimistiche previsioni reggeranno il peso della realtà. Le difficoltà e i rischi sono infatti numerosi. Basti pensare alle conseguenze che potrebbe avere sul progetto un ulteriore incrinarsi delle relazioni tra Europa e Russia, ipotesi che non può escludersi alla luce della crisi in corso in Ucraina orientale.
L'Italia, anche per ragioni simboliche che certo non sfuggono ai dirigenti cinesi, parrebbe destinata a diventare il terminale e punto di incontro tra la via marittima e la via terrestre. Sia da questo punto di vista, sia in ragione del ruolo che le imprese italiane potrebbero avere nella creazione delle necessarie infrastrutture asiatiche, il nostro paese non può disinteressarsi della nuova strategia cinese.
Continuerò a seguire il tema con la dovuta attenzione, sia all'interno della Commissione Trasporti, sia al suo esterno. E vi terrò aggiornati dei prossimi sviluppi.
Ivan Catalano
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