Tutti sanno dell'esistenza della quota dell'otto per mille dell'IRPEF destinata alle confessioni religiose, ma pochi conoscono nei dettagli la storia e il funzionamento del meccanismo. Esso è stato introdotto con la L. n. 222/1985, in esecuzione degli accordi raggiunti all'interno di una commissione paritetica italo-vaticana, la cui istituzione era prevista nel Nuovo Concordato tra la Repubblica Italiana e la Chiesa Cattolica.
Il fine primario del nuovo sistema di finanziamento pubblico alla Chiesa Cattolica - poi esteso ad altre confessioni religiose - era quello di garantire il sostentamento del clero, a fronte dell’eliminazione del previgente sistema della congrua. Il sistema della congrua prevedeva, in estrema sintesi, che lo Stato Italiano corrispondesse direttamente un salario ai sacerdoti. Il meccanismo dell’otto per mille avrebbe dovuto introdurre un sistema più rispettoso della laicità dello Stato e della volontà individuale. Infatti, si scelse di collegare il finanziamento alla Chiesa alla volontà dei contribuenti. Si introdusse però un ulteriore meccanismo, che non ha pari in Europa, e che ha finito per falsare la volontarietà della contribuzione. Molti pensano che la mancata indicazione di una confessione religiosa nella dichiarazione dell'otto per mille faccia sì che la quota venga destinata allo Stato...ma non è così.
Infatti, lo Stato è stato messo sullo stesso piano dei soggetti che partecipano alla ripartizione, come se fosse una confessione religiosa. Si è quindi previsto che le quote per le quali i contribuenti non abbiano operato alcuna scelta vengano ripartite secondo la proporzione data dalle scelte espresse.
Con quali conseguenze? Nel caso della ripartizione 2014, relativa all’anno d’imposta 2010, solo il 45,72% dei contribuenti ha espresso una scelta di destinazione e solo il 39,62% la ha espressa a favore di una confessione religiosa, tuttavia - grazie al meccanismo di distribuzione delle scelte inespresse - ben l’86,68% delle quote è stato infine ripartito tra le confessioni religiose partecipanti!
Negli ultimi anni, la crescita dell’imposizione fiscale, la lotta all’evasione e, negli anni meno vicini, anche la crescita del Pil, hanno determinato una crescita imponente del flusso finanziario determinato dall’8 per mille, quintuplicatosi dal 1990 a oggi; di converso, le spese per il sostentamento del clero hanno visto una crescita molto più contenuta, alimentata principalmente dall’inflazione, con la conseguenza che oggi le somme dell’8 per mille destinate alla CEI sono levitate a una cifra tra il doppio e il triplo del costo di sostentamento del clero. Le condizioni di fatto esistenti al momento della stipula del Nuovo Concordato sono radicalmente mutate e l’Italia versa oggi in una grave crisi finanziaria, economica ed occupazionale, tale da minacciare la coesione sociale del paese e la stessa stabilità delle istituzioni repubblicane.
Ho quindi chiesto al Governo di aprire nuovi negoziati con la Chiesa cattolica e con le altre confessioni religiose, al fine di di pervenire a un abbassamento percentuale della quota o all’esclusione delle quote relative a scelte non espresse dalla ripartizione.
Mi appello in questa sede alla Chiesa Cattolica, la principale fra le confessioni religiose del nostro paese, affinchè essa cooperi con serenità, al fine di aiutare il popolo italiano in questo momento tragico. Confido nella maturità e nella solidarietà di quella sacra Istituzione che, nel preambolo stesso del Nuovo Concordato, dichiarò che la Chiesa “non pone la sua speranza nei privilegi offerti dall'autorità civile. Anzi, essa rinunzierà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni”.
Ivan Catalano
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