martedì 25 marzo 2014

Concorrenza sleale nei trasporti? La soluzione è la collaborazione, l'intermodalità e l'open data

Buon pomeriggio a tutti,

pubblico un breve articolo Sull'Albo Autotrasportatori, sul cabotaggio e sulla concorrenza sleale

Albo autotrasportatori

Qualche giorno fa un giornalista mi chiedeva cosa ne pensassi sull'archivio unificato degli autoveicoli Motorizzazione Civile-PRA, in sintesi la mia risposta è stata: “Tutto quello che serve per semplificare e risparmiare, va bene.
In precedenza avevo già ribadito la mia posizione sull'Albo Autotrasportatori in un intervista fatta dal mensile Trasporto Notizie: “Se l'Albo deve essere il luogo dove inserire politici “trombati” e amici degli amici, allora anche noi siamo per la sua completa abolizione.
Qualche giorno fa la Dott.ssa Cinzia Franchini, presidente di CNA-Fita scriveva questo al Presidente del Consiglio, sull'Albo Autotrasporto: “Al momento è in corso una tentata riforma che però mostra già tutti i limiti di una costruzione incapace di rispondere all’istanza di cambiamento e di garanzia che il settore domanda con forza. La visione dell’Albo come un “poltronificio”, inutile oltre che costoso ai fini pratici per le imprese, non verrà minimamente scalfita da questa nuova impostazione appena concepita e non ancora, lo ribadisco, portata a termine. Oggi la semplificazione e la razionalizzazione sono necessità operative da rispettare in ogni contesto. A tal proposito riteniamo che forse, il ruolo di un Albo così impostato, non sia più in linea con il futuro governo di questo settore, sempre più integrabile nelle funzioni tipiche del ministero competente e innovabile attraverso la collaborazione di altri dicasteri. Per questa ragione proponiamo l’eliminazione dell’Albo degli Autotrasportatori attuando una riforma radicale degli assetti, utilizzando il R.E.N. (Registro Elettronico Nazionale) di emanazione europea, come riferimento unico per la gestione delle imprese operanti in conto terzi, la Motorizzazione centrale come referente per la gestione burocratico-amministrativa delle pratiche relative al trasporto, all’interno dell’unica e centralizzata gestione del Ministero dei Trasporti. Questa sì che sarebbe percepita come una semplificazione funzionale agli interessi delle imprese razionalizzando anche una spesa di gestione, quella per la tenuta dell’Albo, che ai fini pratici non è più produttiva.

Questo discorso va nell'ottica della semplificazione, come si fa a non essere d'accordo? Chapeau!

Se è vero che siamo in Europa allora è chiaro che bisogna puntare sul REN, ma ancora di più verso una “Banca dati dei vettori europei” così come la propose la Consulta dell'Autotrasporto prima dell'abolizione. Personalmente avevo proposto qualche tempo fa, attraverso l'open data, l'integrazione di diversi archivi sui quali fare dei puntuali riscontri incrociati. Ad esempio per conoscere il fatturato delle aziende paragonato al numero dei veicoli di proprietà, così abbiamo dei dati certi sul fenomeno delle aziende senza veicoli e sulla subvezione inoltre la proposta di qualche tempo fa di integrare i dati di INPS, INAIL io la estenderei anche ai dati dell'Agenzia delle Entrate per conoscere chi viola i costi minimi ma anche ai dati della Motorizzazione civile per conoscere la salute degli automezzi.
A questo punto avere un archivio separato dell'Albo, a cosa e a chi serve? Abbiamo tonnellate di dati duplicati nei vari enti, basta vedere cosa accadeva con i Comitati Provinciali, errori su errori, tutto questo è inaccettabile per un paese che si vuole dire europeo.
Per concludere ben venga l'Albo all'interno del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, un soggetto che tuteli i professionisti ma anche la committenza e gli utenti della strada; che aiuti, in accordo con le associazioni di categoria, l'evoluzione del settore; orienti i professionisti verso l'intermodalità del trasporto e li formi per accettare le future sfide del mercato.

Cabotaggio

Avevo già espresso la mia posizione in merito al cabotaggio. Permettetemi di citare una frase di John Nash: “La soluzione migliore si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per se e per il gruppo.” Se ci rendiamo conto che siamo una Comunità, allora possiamo anche metterci in rete con i vettori di tutta Europa quindi se un autocarro olandese viene nel nostro paese per consegnare un carico completo e quindi deve rientrare vuoto a casa, conoscendo questa disponibilità un vettore italiano potrebbe utilizzarlo nel rientro o anche dirottandolo attraverso un altro stato ad esempio la Germania. Entrambi i vettori ottengono un beneficio. UIRNet potrebbe essere, ad esempio, il soggetto coordinatore dei competitor privati che favoriscono l'incontro tra la domanda e l'offerta di trasporto di merci su strada. Dobbiamo tener ben presente però anche quanto dice il Libro Bianco UE sui Trasporti ed 2011 entro i prossimi anni le merci con più di 300 km di percorrenza dovranno essere spostate via treno, quindi sebbene ci sia da riconvertire un intero indotto (e il sottoscritto è favorevole all'intermodalità), tecnicamente il cabotaggio potrebbe riguardare solo le aree confinanti dei paesi ma sempre in quel raggio d'azione. Questo è cabotaggio legale. Diverso è il discorso sull'illegale che affrontiamo di seguito con il “Distaccamento o somministrazione degli autisti stranieri in Italia”.

Concorrenza sleale

Sappiamo benissimo qual'è la situazione attuale, importanti aziende italiane grandi e piccole chiudono e riaprono in paesi come la Romania e la Bulgaria, Slovacchia ecc. dove la manodopera costa una frazione di quella italiana.
Tutto riconduce alla direttiva 71 del 1996; sono a conoscenza di altri parlamentari che stanno facendo delle interrogazioni in merito. Il problema non è solo limitato alle regioni del nord-est ma nella stessa Milano proliferano aziende che hanno sedi nei paesi sopracitati e fanno trasporti di questo tipo. Adesso è chiaro a tutti che questa infelice situazione è figlia di una politica succube ad una economia scellerata che impone l'austerità ad ogni costo per annullare gli effetti devastanti di una valuta troppo forte per la nostra economia, ricorderete la frase pronunciata dall'On. Stefano Fassina durante un programma televisivo: “Non potendo svalutare la moneta si svaluta il lavoro.”
In questa logica perversa per contrastare i bassissimi salari dei paesi emergenti e dell'est europa e la svalutazione di tutte le valute nei confronti dell'euro, vengono cancellati in un colpo i diritti dei lavoratori frutto di un secolo di dure lotte sindacali. I cittadini italiani che con l'Euro hanno perso oltre il 60% del loro potere di acquisto e comprano meno costringendo così i produttori a ridurre i costi pagando meno i dipendenti e facendo leva sull'anello debole che è la logistica ed il trasporto per contrastare la concorrenza sleale estera. E quando dopo aver ridotto tutti i costi e si aumentano le esportazioni come sta avvenendo oggi, all'aumento della domanda di trasporto non corrisponde una retribuzione adeguata. Come se ne esce?
Nel lungo periodo, cambiando la politica dell'UE, anche quella monetaria, che finalmente dia vita ad una Comunità di popoli non più basata sul liberismo sfrenato ma sulla solidarietà reciproca.
Nel breve e sopratutto qui in Italia, sono convinto che con nuove leggi impositive e restrittive si otterrà solo altra illegalità da reprimere e tenere sotto controllo. Tutti chiedono sempre a gran voce: “Facciamo più controlli”, ma questo oggi è quasi impossibile e domani totalmente impossibile grazie alla spending rewiev che taglia uomini e mezzi.
Dovremmo tutti quanti avere il coraggio di fare un passo indietro, passando dall'Io al Noi, sedendoci intorno ad un tavolo e discutendo il da farsi e farlo in fretta.
“Conosci il nemico, conosci te stesso, mai sarà in dubbio il risultato di 100 battaglie.” al di la del fatto che sono un pacifista convinto, mi rendo conto, che noi stiamo combattendo una guerra economica. Non conosciamo il nostro nemico e molto probabilmente nemmeno noi stessi.
Possibile che solo gli Svizzeri se decidono che nessuno deve passare con i camion nel loro paese lo riescono a mettere in atto facendo in modo di metterle tutte su treno? Impariamo da loro. Abbiamo gli strumenti telematici per sapere chi sono le aziende che delocalizzano. Quanti automezzi, quanti addetti. Dovremmo riuscire a sapere anche dove vanno e cosa trasportano. Quanto restano in Italia e così via. Fare controlli incrociati. Abbiamo appena recepito la normativa sugli ITS, è possibile fare cose impensabili con gli open data. Agiamo in questa direzione.
Ricordiamoci inoltre che abbiamo un mercato troppo frammentato e non idoneo a garantire economie di scala. Dobbiamo agire in ottica di rete, d'integrazione modale. Ricordiamoci che la CE è orientata ad una tassazione del tipo: “Chi usa paga, chi inquina paga”. Qualche idea per appoggiare questa politica esiste già. Pensando ad alta voce mi viene da dire: “Concediamo degli sgravi fiscali a chi si aggrega”; facendo diminuire i costi del lavoro, quelli di trazione e di conseguenza il costo complessivo del trasporto aumentando però le entrate fiscali per lo Stato con l'aumento del volume di lavoro. Operiamo nell'intermodalità cercando di ottimizzare i carichi di treni e navi.
Iniziamo a riconvertire un indotto anticipando le direttive europee diciamo chiaramente agli autotrasportatori che dovranno operare nel breve raggio e nell'ultimo miglio, dovranno specializzarsi nella logistica e nei servizi all'utente finale.
Ovviamente per fare queste cose di semplice buon senso e fattibili immediatamente bisogna avere coraggio e andare troppo spesso contro gli interessi delle lobbies, a volte molto ben mascherati. Da parte mia farò la mia parte, ma per riuscire avrò bisogno dell'aiuto di tutte le persone di buona volontà.

Ivan Catalano
Vicepresidente Commissione Trasporti
Camera dei Deputati

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